Teatro

Nelle stanze di Luisa Cortesi fra i riti del quotidiano

Nelle stanze di Luisa Cortesi fra i riti del quotidiano

Ultimo appuntamento sabato 30 settembre con il festival APRITISCENA in programma a Crema.

E’ un viaggio raffinato, emozionante e potente fra i riti della vita quotidiana quello proposto dalla danzatrice Luisa Cortesi con il suo “Di Stanze” che viene presentato per la prima volta in Lombardia al festival internazionale di teatro e danza APRITISCENA in programma a Crema (CR) sabato 30 settembre al Teatro San Domenico.
Previsto in due repliche alle 20.30 e alle 22.30 per un numero limitato di spettatori, lo spettacolo si snoda dal palco al retropalco, dai camerini al guardaroba, conducendo il pubblico tra ambienti domestici curiosamente ricavati negli spazi del teatro. Fra immagini proiettate, ingrandimenti fotografici e trompe l’oeil Luisa Cortesi gioca con la gravità e ribalta le dimensioni fingendosi in piedi mentre è sdraiata e viceversa, per offrire al pubblico una visione curiosa del suo relazionarsi con lo spazio.
 
Rappresentazione in bilico tra danza, pittura, fotografia e video, Di Stanze è il frutto dell’incontro fra Luisa Cortesi e un artista visivo, Massimo Barzagli, inconsueta formazione che esplora con ironia la quotidianeità, la moda, il corpo e lo spazio, lacerandoli di intense emozioni. Un’esplorazione solitaria delle stanze di un appartamento alla moda degli anni ’70 proiettate su di un muro, dal salotto al bagno. Una donna abita questo spazio immaginario, domestico, tranquillizzante. Si appoggia al muro, lo esplora ed esplora il proprio corpo, in un dialogo serrato tra spazio e corpo, in un’intimità desiderata e insieme imposta.

Di stanze è infatti un passaggio, di stanza in stanza nella casa ma è anche un tenere le distanze dal mondo esterno e un trovarsi soli, a distanza. Si tratta di attraversare, uscire da una soglia e sperimentare altre dimensioni, come quella di essere un corpo animale oppure un corpo che si abbandona alla gravità o che le sfugge, come se volesse uscire dall’orbita terrestre.
Un corpo che vuole rifugiarsi in una stanza ma che vorrebbe anche fuggirne, un corpo che si lacera ma che ha anche il desiderio di prendersi cura di sé, con dolcezza e ironia, come nel momento della toilette, irresistibilmente divertente.

Il momento della cosmesi, del trucco, è un momento di autoironia – si legge nelle note dello spettacolo -. La figura si dà la crema sulla pelle, si pettina, indossa il rimmel, il rossetto; e lo fa senza specchio, ricordandosi di sé stessa. Alla fine di ogni gesto si butta in terra, striscia, si batte, si scuote, si piega. Mostra tutta l’imperfezione, l’immagine pubblicitaria delle modelle è un ricordo, o forse è più un rifiuto. Ma parla di bisogno d’amore, disperato, quando vorticosamente e ripetutamente si dà il rossetto rosso e lascia sul pavimento il segno della sua bocca. Il pavimento resta così pieno di bocche rosse, di baci rossi.